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      Portava anco l'instruzzione sua ordine di trattar coll'imperatore che, giontamente col re di Spagna, si facessero da tutti ufficii per la translazione del concilio in Germania, communicato questo particolare col cardinale di Lorena, per ricever da lui aviso de' modi piú proprii per quella trattazione o per tralasciarla, come s'era fatto in Trento; ma il cardinale, per le raggioni medesime, risolvé che ne facesse esposizione all'imperatore, come di cosa piú tosto da desiderare che da sperare, né tentare.
      Il conte di Luna ebbe nell'instruzzione sua un capitolo con espresso ordine di far instanza che fosse retrattato il decreto "Proponentibus legatis"; e dopo gionto, in quei giorni gli sopravenne una nuova lettera del re, dove avisava esser stato ricercato dalla regina di Francia che il concilio si trasferisse in Germania, acciò fosse in luogo libero, e che egli aveva risposto che non gli pareva necessario, essendovi modo di operare sí che avesse ogni libertà rimanendo in Trento; però gli commetteva d'adoperarsi a questo fine che vi fosse piena libertà, incomminciando dalla revocazione del decreto; perché, stando quello, non si poteva in modo alcuno chiamar libero. Perilché non parendo all'ambasciatore di poter differir piú, diede conto a' legati della commissione, conforme alla quale fece efficace instanza per nome del re che fosse o levato o decchiarato, dicendo esser ciò conveniente per esser restati li germani di venir al concilio tra le altre cause per quella, e perché anco l'imperatore giudicava che ciò fosse necessario per potergli indurre a ricever il concilio.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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