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      Ma il Lainez, saputa l'offesa che pretendevano aver avuto li francesi, mandò il Torre et il Cavillon, suoi socii, a farne scusa con Lorena, con dire che le redarguzioni sue non furono inviate a Sua Signoria Illustrissima, né ad alcuno de' prelati francesi, ma sí bene contra li teologi della Sorbona, le openioni de' quali sono poco conformi alla dottrina della Chiesa. Il che essendo riferito al cardinale in congregazione de' francesi tenuta in sua casa, l'iscusa fu da' prelati sentita con disgusto, e da alcuni di loro riputata petulante, da altri anco derisoria, e con maggior sentimento fu ricevuta da quei pochi teologi rimasti, di modo che sino l'Ugonio, che era comprato, la riputava incomportabile. Al Verdun pareva d'esser toccato singolarmente et esser in obligo di replicare, e pregò il cardinale che gliene dasse licenza et occasione: prometteva di parlare con modestia e mostrare che la dottrina della Sorbona era ortodossa e quella del giesuita nuova et inaudita; che mai per l'inanzi nella Chiesa era stato inteso da Cristo esser stata data la chiave d'autorità senza chiave di scienza; che lo Spirito Santo, donato per il reggimento della Chiesa, dalla divina Scrittura è chiamato spirito di verità e la sua operazione ne' governatori d'essa e ministri di Cristo esser condurgli in ogni verità. Che perciò Cristo ha partecipato a' ministri l'autorità sua, perché insieme gl'ha communicato il lume della dottrina. Che san Paolo a Timoteo, scrivendo d'esser constituito apostolo, si decchiara cioè dottor delle genti; che in doi luoghi, prescrivendo le condizioni del vescovo, dice che sia dottore.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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