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      Si continuò in queste andate e ritorni sino al fine dell'Evangelio, in maniera che per li grandi susurri l'Epistola e l'Evangelio non furono uditi. Andato il teologo in pulpito per far il sermone, si ritirarono li legati co' cardinali, ambasciatori dell'imperatore e col Ferrier, uno de francesi, in segrestia, dove si trattò questa materia, et il sermone finí prima che cosa alcuna fu conclusa. Nel cantar del Credo, nel mezo di quello fu inditto silenzio et il cardinale Madruccio col Cinquechiese e l'ambasciator di Polonia uscirono a parlar co' conte di Luna e pregarlo per nome de' legati che si contentasse che per allora non fosse dato né incenso né pace ad alcuno, a fine d'impedir il sprovisto tumulto che potrebbe causar qualche gran male, promettendogli che ad ogni altra sua ricchiesta esseguirebbono l'ordine di Sua Santità de' doi turibuli e due paci in un tempo; il che facendosi alla pensata, et egli e loro e tutti averebbono potuto risolver come governarsi con prudenza. Finalmente, dopo longo raggionamento, tornarono dentro con la risoluzione, la qual fu che il conte se ne contentava. Con questa deliberazione uscirono tutti di segrestia e tornarono al proprio luogo, e la messa seguí, come si è detto, senza incenso e senza pace, e subito detto: "Ite missa est", il conte di Luna, il qual nelle congregazioni era solito uscire l'ultimo dietro a tutti, allora partí inanzi la croce, seguitato da gran parte de' prelati spagnuoli et italiani sudditi del suo re. Partirono dopo li legati, ambasciatori et i prelati rimanenti al modo consueto.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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