Aggionse che si dovevano proibire come eretici tutti quei libri che dicevano il contrario. Al qual parer aderí Segovia, affermando che era espressa verità, che nissuno poteva negarla e si doveva decchiarare per dannare l'openione degl'eretici che tenevano il contrario. Seguivano anco Guadice, Aliffe e Monte Marano con gl'altri prelati spagnuoli, de' quali alcuni dissero la loro openione esser cosí vera come li precetti del decalogo. Il vescovo di Coimbria si lamentò publicamente che con astuzia si pregiudicasse alla verità, concedendo che potessero esser ordinati vescovi titolari, perché questo era decchiarare che la giurisdizzione non fosse essenziale al vescovato, né si ricevesse immediate da Cristo, e fece instanza che il contrario fosse decchiarato, replicando il concetto piú volte detto, esser cosí essenziale al vescovo aver chiesa e sudditi fedeli, come al marito aver moglie. Dopo proposto il decreto della residenza, il cardinal di Lorena l'approvò con la stessa brevità; solo raccordò che al passo dove si raccontano le cause dell'assenza, ponendo tra le altre l'evidente utilità della Chiesa, si aggiongesse quella parola: "e della republica", e questo per rimover ogn'impedimento che quel decreto potesse apportare all'esser ammessi li prelati agl'ufficii e consegli publici; di che ebbe l'applauso universale. Seguí il cardinal Madruccio, parlando nel medesimo tenore. Il patriarca di Gierusalem, l'arcivescovo Verallo et Otranto non volsero dir il parer loro sopra quel decreto, di che l'arcivescovo di Braga, quando fu il luogo del voto suo, si voltò a' legati, quasi in forma di riprensione, con dire che dovessero usar la loro autorità et astringer li prelati a dir il loro parere e che era una cattiva introdozzione in concilio, quasi che o fossero costretti a tacere o avessero ambizione di non parlar, salvo che con seguito; onde altri che avevano deliberato immitargli, mutato proposito, acconsentirono al decreto.
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