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      Ora, vedendo gl'inconvenienti, determina che tutte le persone che per l'avvenire contraerranno matrimonio o sponsali senza la presenza di tre testimonii almeno, siano inabili a contraergli, e però l'azzione fatta da loro sia irrita e nulla. E dopo quello seguiva un altro decreto, dove erano commandate le denoncie, con conclusione che essendo necessità di tralasciarle, il matrimonio si potesse fare, ma in presenza del paroco e di cinque testimoni almeno, publicando le denoncie dopoi, con pena di scommunica a chi contraesse altrimenti. Ma quel gran numero che voleva annullar li clandestini era diviso in 2 parti, seguendo l'una l'opinione di quei teologi che concedono alla Chiesa potestà d'inabilitar le persone, e l'altra quelli dell'irritar il contratto. Ne' medesimi legati vi era differenza d'opinione: Morone si contentava d'ogni deliberazione, purché si espedisse, varmiense era d'opinione che la Chiesa non avesse potestà alcuna sopra di questo e che si dovessero aver tutti li matrimoni, col consenso de' contraenti in qualonque modo celebrati, per validi; Simoneta diceva che quel distinguer il contratto del matrimonio e dar potestà alla Chiesa sopra di quello, non sopra di questo, gli pareva distinzion sofistica e fabrica chimerica, et inclinava assai al non far novità.
      Sopra gl'abusi del matrimonio da molti prelati fu messo in considerazione, che le cause d'impedir li matrimoni et avergli per nulli, eziandio contratti, erano tante e cosí spesso occorrenti, che rari matrimoni erano non soggetti ad alcuno di questi difetti, e quello che piú importava, le persone ignorantemente, o non sapendo la proibizione, o ignari del fatto, o per oblivione, contraevano, ne' quali dopo, risaputa la verità, nascevano innumerabili perturbazioni e scrupoli, et anco liti e contenzioni sopra la legitimità della prole e le doti ancora.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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