E cosí seguí, nominando le altre cose statuite nel concilio con simil forma d'ironia, che pareva le beffasse. Poi soggionse che la potestà data da Dio al re e le antichissime leggi di Francia e la libertà della Chiesa gallicana avevano sempre proibito le pensioni, le renoncie in favore o con regresso, la pluralità de' beneficii, le annate, le prevenzioni, il litigar del possessorio inanzi altri che li giudici regii e della proprietà, o altra causa
civile o criminale fuor di Francia, e proibito anco l'impedir le appellazioni come d'abuso, overo impedir che il re, fondatore e patrone di quasi tutte le chiese di Francia, non possi liberamente valersi de' beni et entrate, eziandio ecclesiastiche de' suoi sudditi per instante et urgente necessità della republica. Disse appresso che di due cose si maravigliava il re: che essi padri, ornati di gran potestà ecclesiastica nel ministerio di Dio, congregati solo per restituir la disciplina ecclesiastica, non attendendo a questo, si fossero rivoltati a riformar quelli che convien obedire, se ben fossero discoli, e pregar per loro; e che si possino e debbino senza ammonizione escommunicar et anatematizar li re [e] prencipi, quali sono da Dio dati agl'uomini, il che non si doverrebbe far manco in un uomo plebeo perseverante in un gravissimo delitto. Che l'arcangelo Micael non ardí maledire il diavolo, né Michea o Daniel li re impiissimi, e pur essi padri versavano tutte le maledizzioni contra li re e prencipi e contra il Cristianissimo, contra il quale le maledizzioni sono machinate, se defenderà le leggi de' suoi maggiori e la libertà della Chiesa gallicana.
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