[Querimonie in Roma contra i prencipi. In concilio non compariscono piú gli ambasciatori francesi]
Ebbe il cardinale a defendersi non solo col pontefice, ma anco col collegio de' cardinali in concistoro, li quali dicevano che li prencipi volevano la libertà del concilio, non però in cosa alcuna, benché minima e giustissima, qual a loro toccasse, ma solo a destruzzione degl'ecclesiastici. Il pontefice ordinò che fosse pensato meglio quello che si dovesse scriver a Trento in materia di quella riforma, dicendo che non lo faceva per metter mano nelle cose del concilio, perché voleva lasciar far a' padri, ma solo ad instruzzione de' legati per via di conseglio. Ma fra tanto rispose a' legati che, se li francesi volevano partire, partissero, ma che essi non gliene dassero occasione et attendessero sollecitamente a far la sessione al tempo deliberato, nel quale Lorena sarebbe stato di ritorno, et a finir il concilio con un'altra sessione, facendola in termine di 2 o 3 settimane, tenendo però secreto quest'ordine e non communicandolo, se non a Lorena; e se da' cesarei gli fosse parlato, rispondessero che, gionto quel cardinale, averebbono risoluto che fare; e gli fece animo, avisandogli che aveva condotto la Germania e la Francia al suo dissegno e non vi restava se non Spagna, il qual aveva risposto non esser ben finirlo, poiché restavano molte cose e le piú principali a trattare; con tutto ciò aveva anco speranza di ridurlo e mettervi fine con sodisfazzione commune. E veramente di Francia e Germania era sicuro, imperoché, oltra la trattazione avuta sopra questo con Lorena, che l'assicurava abondantemente di Francia, in questi medesimi tempi anco aveva avuto risoluzione dall'imperatore che si contentava et averebbe coadiuvato al fine.
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