E rispondendo i legati quelle materie esser già decise, replicò il conte che, se si proponeranno in quel modo, egli non anderà in sessione, né lascierà intervenirvi alcuno de' suoi prelati. A che disse il cardinale Morone che, se non anderanno in sessione, si farà senza di loro. Il conte ascrivendo quella durezza, che gli pareva aver trovato ne' legati, ad ufficii fatti dal procurator de' capitol di Spagna, gli commandò che si partisse immediate da Trento; il che a' legati dispiacque. E tuttavia, acciò nissun impedimento fosse al far la sessione, il cui tempo era prossimo, per compiacere l'ambasciator nel capo delle cause de' vescovi, fecero eccettuar li regni dove era Inquisizione; quanto a quello delle prime instanze, perché volevano levar totalmente l'autorità al pontefice di poterne commetter a Roma, pareva cosa troppo ardua a' legati. Il sesto ancora importava, perché li capitoli di Spagna sono un membro molto principale e piú dependenti dalla Sede apostolica che li vescovi, perché questi sono tutti a nominazione del re, ma de' canonicati piú della metà sono di pura collazione del papa; però risolverono, piú tosto che far pregiudicio a' canonici, differir quel capo alla seguente sessione, et adoperarono gl'ambasciatori cesarei a fare che di tanto il conte si contentasse; e cosí anco quella difficoltà fu sopita.
[Ritorno di Lorena a Trento]
Restava la dicchiarazione del "Proponentibus legatis". Alla quale non trovando temperamento, dissero al conte che esso dovesse proponer una formula come desiderava che si facesse; da che scusandosi egli, deputarono tre canonisti a trattar con lui e trovar modo che gli piacesse, purché non fosse con alterazione del modo dato dal papa.
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