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      Letti li capi della riforma del matrimonio, al primo dell'annullazione del clandestino, il cardinale Morone disse che gli piaceva, se fosse piacciuto al papa. Simoneta disse che non gli piaceva, ma si rimetteva al papa; degl'altri, 56 voti fuorono che assolutamente dissero non piacergli, gl'altri l'approvarono.
      Furono dopo letti li decreti di riforma, e gionto al quinto, delle cause criminali de vescovi, sentendosi eccettuati li regni dove si trova Inquisizione, s'eccitò moto grandissimo tra li padri, dicendo confusamente li lombardi e napolitani che quell'eccezzione non fu mai proposta in congregazione e che si levasse via, in modo che fu necessario levarla allora; e dopo il cardinale di Lorena sopra il medesimo capo disse che approvava il decreto con la condizione che non faccia pregiudicio alcuno a' privilegii, raggioni e constituzioni de' re di Francia, sí come era stato concluso nella congregazione del giorno inanzi, dicchiarando che non facevano pregiudicio all'autorità di prencipe alcuno; et in fine de' decreti, per nome suo e degl'altri vescovi francesi, fece una protesta in tutto conforme alla fatta doi giorni inanzi nella congregazione, cioè che la loro nazione riceveva quei decreti non come perfetta riforma, ma come preparazione ad una intiera, sotto speranza che il papa supplirà col tempo et occasione li mancamenti, ritornando in uso gl'antichi canoni, overo celebrando altri concilii generali, per dar complemento alle cose incomminciate; e ricercò per nome di tutti li vescovi francesi che questo fosse inserto negl'atti del concilio e ne fosse fatto publico instrumento.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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