Intorno alla protestazione fatta in concilio, scrisse il re agl'ambasciatori suoi con lettere de' 9 novembre che, avendo veduto quello che il cardinal di Lorena gl'aveva scritto contra la loro protesta e la relazione del vescovo d'Orliens di tutte le cose fatte in Trento, aggradiva la protesta e la retirata loro a Venezia, commandava che Ferrier non si partisse di là sino a nuovo ordine suo, il qual sarebbe quando avesse aviso che gl'articoli fossero riformati in maniera che non fossero poste in controversia le sue raggioni regie e della Chiesa gallicana. Et al cardinal di Lorena scrisse che egli col suo conseglio avevano conosciuto li suoi ambasciatori aver fatto la protestazione con grande e giusta occasione: perché, sí come egli voleva perseverare nell'unione et obedienza della Chiesa, cosí voleva insieme inviolabilmente conservar le raggioni della sua corona, senza permetter che fossero rivocate in dubio né in disputa, né sottometter sé a mostrarle. Che non si pensasse di sodisfargli con dire in fine: salve e riservate le raggioni, volendo sotto questo colore obligarlo a farne constare, perché a questo si opponerà. Che quando esso cardinale averà veduto gl'articoli come furono proposti, giudicherà che gl'ambasciatori non potevano altramente fare che formar l'opposizione; che averebbe ben desiderato che gl'ambasciatori gliel'avessero mostrata prima, ma esser scusabili per l'occasione repentinamente nata e per le circonstanze che la produssero, e per i sospetti che constringevano a dubitare di qualche arteficio per precipitar la decisione.
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