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      Le qual cose essendo intese dalla maggiore parte de' padri con molto piacere, il 15 di novembre il cardinal Morone fece una congregazione in casa sua, chiamati li legati e li doi cardinali e 25 vescovi, scielti li piú principali delle nazioni; propose che, essendo stato congregato il concilio per li bisogni di Germania e Francia, e facendo allora instanza l'imperatore et il re de Romani et il cardinal di Lorena e tutti li prencipi che si vi ponesse fine, dicessero il parer loro circa il finirlo e circa il modo. Il cardinal di Lorena disse che il finirlo era necessario, per non tener piú sospesa la cristianità e chiarir li catolici di quello che dovevano credere, e per levar l'Interim di Germania, il qual essendo stabilito a dover durare sino al fine del concilio, non si può in altra maniera levare, et il continuarlo piú longamente esser detrimento della Chiesa catolica. Che bisognava anco finire il concilio per ovviare che in Francia non se ne faccia un nazionale. Quanto al modo, disse che si potrebbe finir con una sessione, trattando in quella il rimanente della riforma e dando espedizione al catechismo et all'Indice de' libri proibiti, che già erano in ordine, e rimettendo al papa le altre cose che rimanessero, senza disputar gl'articoli delle indulgenzie et imagini, non si facessero anatemi contra particolari eretici, ma si passasse con termini generali. Del finir il concilio in qualche modo tutti assentirono, salvo che l'arcivescovo di Granata, il qual disse che si rimetteva all'ambasciatore del suo re.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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