Fu proposto da alcuno che non si poteva dargli fine assoluto, poiché restavano tante materie da trattare; ma che si potesse farlo con intimar un altro dopo 10 anni, il che averebbe servito per impedire che le provincie non facessero concili nazionali e per rimetter a quel tempo la determinazione delle cose che restassero, et anco l'anatematizare. Il vescovo di Brescia propose che si trovasse un modo medio tra il mettergli compito fine e la sospensione, perché il finirlo sarebbe stato desperare gl'eretici, et il sospenderlo non satisfar li catolici. Ma questi pareri non ebbero seguito, aderendo gl'altri a quello che il cardinale detto aveva.
Del modo, l'arcivescovo d'Otranto disse che l'anatematizar gli eretici era cosa necessaria et usata da tutti li concili, anzi che in quello sta l'opera che dalle sinodi si ricerca, perché molti non sono capaci d'intender la verità o falsità delle openioni con proprio giudicio, quali solamente le seguono o le abortiscono per il credito o discredito degl'autori; che il concilio calcedonense pieno d'uomini dotti, per chiarirsi se Teodoreto, vescovo di Ciro, che era dottissimo, era catolico o no, volendo egli render conto della fede, non volse ascoltar altro, ma solamente ricercò che dicesse chiaramente anatema a Nestorio; che se in quel concilio non anatematizassero Lutero e Zuinglio et altri capi già morti, e de' viventi quelli che seguono la loro dottrina, si potrebbe dire il concilio aver operato invano. Replicò il cardinale che altri tempi ricercano altri consegli: allora le differenze della religione erano tra li vescovi e li preti; li popoli venivano per accessorio, e li grandi o non se ne intromettevano, o quando pur aderivano a qualche eresia, non se ne facevano capi.
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