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      Scrisse con tutto ciò il pontefice secondo la ricchiesta dell'ambasciatore, ma però con termini che non disfavorivano le pretensioni de' capitoli; e fu finalmente formato il decreto con qualche aummento d'autorità episcopale in Spagna, se ben non quanto desideravano.
      Gl'ambasciatori veneti fecero instanza che nel capitolo de' iuspatronati, essendo eccettuati quelli dell'imperatore e re, fossero anco eccettuati quelli della republica loro: avevano desiderio li legati di compiacergli, ma fu difficile trovar modo, perché l'eccettuare tutte le republiche era una troppo grand'ampiezza et il nominarla specificatamente pareva materia di gelosia. Trovarono temperamento di comprenderla nel numero de' re, col decchiarare che fra quelli sono compresi li possessori de' regni, se ben non hanno il nome.
      Nella congregazione de' 20 fu proposto di dimandar la conferma al papa di tutti li decreti del concilio, tanto fatti sotto Paolo e Giulio, quanto sotto la Santità Sua. L'arcivescovo di Granata promosse difficoltà, con dire che nella decimasesta sessione, la qual fu l'ultima sotto Giulio, quando il concilio fu sospeso, fu insieme ordinato che fossero osservati tutti li decreti sino allora statuiti dalla sinodo, senza aver detto che vi fosse qualche bisogno di conferma; onde il dimandar di quelli conferma dal sommo pontefice non esser altro che condannar quei padri, quali allora giudicarono che senza conferma alcuna potessero esser messi in essecuzione; soggiongendo che da lui non era detto perché non approvasse il ricchieder la conferma, ma accioché, considerata l'opposizione, si trovasse modo d'usar parole non pregiudicanti.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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