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      Fu finalmente proposto d'antecipar la sessione e celebrarla il dí seguente, e quando in quella non si potessero espedir tutte le azzioni, continuarla il giorno dopo, come tutt'una e licenziar li padri; et il giorno della dominica sottoscriver tutti gl'atti del concilio. A questo s'opposero 14 vescovi spagnuoli, dicendo che non era necessità d'abbreviar il tempo; con tutto ciò il cardinal Morone disse che la sessione si sarebbe fatta. Et il cardinal di Lorena con gl'ambasciatori cesarei rinovarono gl'ufficii con l'ambasciatore spagnuolo, che si contentasse di quello che con tanta concordia era deliberato; quale in fine, dopo molte cose dette e replicate, si contentò con due condizioni: l'una, che si decretasse che il papa provederebbe alle cose che restavano; l'altra, che nella trattazione delle indulgenze non si ponesse che fossero date gratis, né alcun'altra cosa la qual potesse far pregiudicio alle cruciate di Spagna.
     
     
      [Nona sessione: decreti del purgatorio, de' santi, delle imagini]
     
      Venuto adonque quel giorno venere de' 3 decembre, andati alla chiesa con le ceremonie solite, si cantò la messa, nella quale fece il sermone Girolamo Regazzone, vescovo di Nazianzo. Chiamò tutto 'l mondo ad ammirar quel giorno felicissimo, nel quale il tempio di Dio si ristorava e la nave si riduceva in porto dopo grandissimi turbini et onde; che piú sarebbe da rallegrarsi se li protestanti avessero voluto esser a parte, ma questa non esser la colpa de' padri. Disse che per il concilio avevano eletto quella città nelle fauci di Germania, nel liminare della loro casa, senza alcuna guardia, per non dar sospetto di poca libertà. Che i protestanti erano stati invitati con fede publica, aspettati e pregati.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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