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      Quanto alle imagini, che quelle di Cristo, della Vergine e de' santi si debbono tener ne' tempii e rendergli il debito onore, non perché in loro sia divinità o virtú alcuna, ma perché l'onor redonda nella cosa rapresentata, sí che per mezo delle imagini sia adorato Cristo e li santi, la similitudine de' quali portano, come fu definito da' concilii, specialmente dal niceno secondo. Che per l'istorie li misterii della religione, espressi in pitture al popolo, sono insegnati e raccordati gl'articoli della fede; e non solo gli sono soggeriti li beneficii di Cristo, ma ancora posti inanzi agl'occhi li miracoli et essempii de' santi, per ringraziarne Dio e per imitargli, anatematizando chi insegnerà o crederà il contrario di quei decreti.
      Soggionse poi che desiderando levar gl'abusi e le occasioni de' perniciosi errori, ordina che per le pitture istoriali della Scrittura Sacra, occorrendo figurar la divinità, s'insegni al popolo che ciò non si fa perché quella possi esser vista con gl'occhi del corpo. Soggionse che sia levata ogni superstizione nell'invocazione de' santi, venerazione delle reliquie et uso delle imagini; ogni guadagno inonesto sia abolito, evitato ogni lusso, non depinte, né ornate le imagini lascivamente; nelle feste de' santi e visitazione delle reliquie non si facciano banchetti, che in nissuna chiesa o in altro luogo sia posta imagine insolita, se non approvata dal vescovo, né admessi nuovi miracoli o ricevute nuove reliquie; et occorrendo qualche dubio o abuso difficile da estirpare o difficoltà grave, il vescovo aspetti il parer del concilio provinciale, né sia decretata cosa alcuna nuova o insolita nella Chiesa senza il parer del papa.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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