Fu grand'allegrezza quando s'intese il papa ristorato, parendo d'esser usciti di gran pericolo, la qual s'aummentò sopra modo quando s'intese il fine del concilio. Il pontefice ordinò per questo una solenne processione per ringraziar Dio di tanto beneficio. In consistoro mostrò il gran contento che n'aveva; disse di volerlo confermare et anco aggiongergli altre riforme, di voler mandar 3 legati, in Germania, Francia e Spagna per essortar ad esseguir li decreti, per conceder le cose oneste e dar suffragio nelle cose de iure positivo.
[I legati arrivano a Roma et informano il papa, che delibera di dare conferma a' decreti di Trento]
Inanzi il Natale arrivarono in Roma li legati Morone e Simoneta, da' quali il papa volle intender in molte audienze minutamente le cose successe, e pigliò in nota li nomi de' prelati che s'erano affaticati per il concilio a fine di fargli cardinali. La corte, intendendo la risoluzione del papa alla conferma, mutò l'allegrezza in querimonia, facendo tutti gl'officiali indoglienza per il danno che averebbono ricevuto negl'officii loro, se quella riforma s'esseguiva; e consideravano di piú che, essendo quei decreti concepiti in termini generali e senza clausule di sottil esplicazione, sempre che difficoltà fosse nata, il mondo, già assuefatto a latrare contra quella corte, averebbe fatto contraria interpretazione a' loro interessi e sarebbe stata abbracciata come cosa speciosa e coperta con titolo di riforma. Erano date suppliche e memoriali al pontefice di quelli che, avendo comprato gl'officii e prevedendo questo danno, dimandavano ristoro, cosa che dalla Santità Sua era molto stimata e riputata degna di buon rimedio, acciò non fosse causa della desolazione di Roma.
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