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      Gl'officiali di corte quasi tutti parlarono in contrario, rapresentando li danni e pregiudicii loro e mostrando come tutto ritornerebbe in lesione della Santità Sua e della Sede apostolica et in diminuzione delle entrate di quella. Solo Ugo Buoncompagno, vescovo di Bestice, che fu poi cardinale, persona versata molto ne' negozii della corte, disse che non poteva restar di maravegliarsi di tanto timore che vedeva nascere senza raggione; che per la conferma del concilio non se gli dava maggior autorità di quella che gl'altri concilii generali avevano, che si dava al decreto et a' decretali, dal gran numero de' quali e dall'aperto parlare contra li costumi presenti, innumerabilmente piú pregiudicii e lesioni si riceverebbe che da quei pochi decreti tridentini, molto riservati nella forma del parlare; che nissuna legge sta nelle parole, ma nell'intelligenza, e non in quella che il volgo e li grammatici danno, ma in quella che l'uso e l'autorità conferma: le leggi non hanno altro vigore che quanto gli presta chi governa e ha la cura d'esseguirle; quello con la decchiarazione gli dà senso o piú amplo o piú ristretto et anco contrario a quello che le parole sonerebbono, e tanto sarebbe restringer o moderar al presente li decreti di Trento, quanto confermarli adesso assolutamente e lasciargli restringer dall'uso, overo farlo con decchiarazione a tempi opportuni. Concluse che non sapeva veder causa perché si dovesse porre difficoltà alcuna alla conferma; ma ben raccordava che s'ovviasse al presente agl'inconvenienti che potrebbono nascere per la temerità de' dottori, che quanto piú ignari del governo e de' bisogni publici, tanto piú s'arrogano il dar interpretazione alle leggi che confonde il governo; vedersi per isperienza che le leggi non fanno alcun male, non causano alcuna lite, se non per li varii sensi datigli; che per la constituzione di Nicolò III sopra la regola di san Francesco, materia da sé piena d'ambiguità, mai però nasce alcun disordine, per la proibizione da lui fatta a glosatori e commentatori d'interpretarla; se sarà cosí proveduto a' decreti di Trento, se sarà vietato lo scrivere sopra quelli, sarà ovviato a gran parte di quello che si teme.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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