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      Ma li conseglieri di parlamento ritrovarono ben molte altre cose che opponer a' capi di riforma in quelle 2 sessioni publicati, dove l'autorità ecclesiastica dicevano esser stata allargata fuori de' termini, con intacco e diminuzione della temporale, con dar a' vescovi potestà di proceder a pene pecuniarie et a prese di corpo contra li laici. Perché da Cristo a' ministri suoi nissuna autorità era stata data, se non pura e mera spirituale; che dopo essendo il clero fatto membro e parte della polizia, li prencipi concessero per grazia a' vescovi di punir con pene temporali li chierici inferiori, acciò fosse osservata tra loro la disciplina; ma di poter usar tal sorte di pene contra laici non l'avevano né per legge divina, né umana, anzi per sola usurpazione. E che nel capo del duello si pretende di proceder contra imperatore, re et altri soprani che lo concedono nelle loro terre, e questo sotto pena di scommunica, tenendo essi che in alcuni casi il permetter duello non sia male, sí come anco il permetter il meretricio et altri delitti, che, se ben mali, per publica utilità, a fine d'evitarne maggiori, non è male permettergli; e questa potestà, che è naturale e data da Dio a' prencipi, non può per alcuna potestà umana esser levata o ristretta. Lo scommunicar anco re e prencipi supremi, lo stimavano intolerabile, avendo essi per massima constante in Francia che il re non possi esser scommunicato, né gl'ufficiali regii, per quel che tocca all'essecuzione del loro carico. Aggiongevano appresso che il privar li prencipi de' Stati e gl'altri signori de' feudi et a' privati confiscare beni erano tutte usurpazioni dell'autorità temporale, non estendendosi l'autorità data da Cristo alla Chiesa a cose di questa natura.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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