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      Che non tanto li sacerdoti desiderano il matrimonio, ma li secolari ancora, per non veder quella bruttezza di vita, e li patroni delle chiese non vogliono dar li beneficii se non a' maritati. Che vi è gran mancamento de ministri per la sola proibizione del matrimonio. Che la Chiesa altre volte, per questa stessa causa, ha relasciato la severità de' canoni. Che il pontefice confermò un vescovo in Saragosa con moglie e figliuoli, et un diacono bigamo, e commise il sacramento della confermazione a semplici preti in mancamento di vescovo; perilché a molti catolici, e già et allora, pareva meglio dispensar la legge della continenza che, col ritenerla, aprir la fenestra ad un immondissimo celibato, lasciando in libertà il matrimonio; massime che il cardinal panormitano tiene che il celibato non sia di sustanza dell'ordine, né de iure divino, e che sarebbe per la salute delle anime conceder il matrimonio, et esservene essempii della Chiesa vecchia, nel concilio ancirano, e di Adam et Eupsichio cesariense, preti; esser cosa certa che il papa può dispensar quanto a' sacerdoti secolari; il che alcuni anco estendono a' regolari. Che par grand'assordità non admetter chierici ammogliati e tolerar li fornicarii; et il voler rimover ambidoi esser un voler restar senza ministri, e volendo astringergli al voto di castità non bisognerebbe ordinar se non vecchi. Non esser buona raggione ritener co' denti il celebato per conservar li beni ecclesiastici, non essendo giusto per beni temporali far tanta iattura delle anime.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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