Si può credere, che per giustizia, e con buona intenzione scrivono à Roma, onde ricevono ordini di ciò che vogliono sia fatto, e gl'Inquisitori per acquistar grazia con la pronta ubedienza eseguiscono, anzi essi medesimi per levarsi qualche contradizione del Vicario del Vescovo, o delli Consultori, se non sono d'accordo, operano che sia scritto loro dà Roma, e per questa via superano l'opposizioni. Ciò fà due mali effetti: L'uno, che vien levata l'autorità al Tribunale, che si fà soggetto à chi non è di raggione; l'altra, che il Reo hà maggior difficoltà, e maggior spesa in diffendersi.
L'eccellentissimo Senato hà sempre operato, che l'autorità del suo Offizio dell'Inquisizione non sia diminuita, come necessaria per il buon governo, al pari di qualunque ordinazione publica. Hò chiamato l'offizio dell'Inquisizione proprio della Serenissima Republica, perche dà lei fù instituito per deliberazione del Maggior Consiglio, e concordato con la fede Apostolica all'hora, e poi anco in questi ultimi tempi, come hò di sopra narrato. In Roma l'Inquisizione già non era sopra gl'altri luoghi, mà attendeva à quella Città sola, come le altre alla sua. Era ben il Pontefice sovvrintendente à tutte, conservati però li concordati, le immunità, e le consuetudini legitime di ciascuna. E così continuossi sin à Paolo Terzo, il quale circa il 1540. instituì una Congregazione de' Cardinali in Roma, dandoli titolo d'Inquisitori Generali, quali però non commandano all'Inquisizione di Spagna, che per concordato era instituita prima.
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