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      Mentre le chiese furono unite, la dottrina di san Paolo fù dà tutti unitamente tenuta, ed osservata, che nelle cose del publico governo ciascun fosse soggetto al Prencipe, perche così commanda Dio, il quale è disubidito dà chi non obedisce alla potestà constituita dà lui, per governo del genere humano. Mai alcuno hebbe pretensione di non poter essere castigato de' suoi delitti, havendo per troppo chiaro, che l'essenzione per poter far male, è cosa dannata dà Dio, e dà gl'huomini. Erano in bocca di tutti le parole di San Paolo, cio è: Vuoi tu esser essente dà temer la Potestà temporale? Opera bene, che non solo non sarai punito, anzi sarai lodato dà quella: Mà se operarai male, devi temerla, perche non li è stata data vanamente la spada della Giustizia in ministero Divino per vindicar l'opere mal fatte. Doppo la divisione delle Chiese, nell'Orientale restò la medesima opinione ancora, e dura sin al presente, cio è, che ogni Christiano, quanto alle cose spirituali solamente è sottoposto all'Ecclesiastico: mà nelle temporali al Prencipe; e nissuna cosa è più temporale, che il delitto, perche niuna cosa è più contraria allo spirito. Continua ancora appò i Greci la Dottrina, che li Vescovi devino giudicare, qual opinione sia Cattolica, e qual heretica: mà
      che il castigar quelli che professano le opinione dannose, sia del secolare. Hora, stante la verità delle sudette cose, che sono manifeste, e chiare, per quattro raggioni, l'Inquisizione non deve intromettersi nei Greci.
      La prima, perche mentre una causa verte indecisa, non è raggionevole che una parte sia giudicata dall'altra, in quella loro lite propria.


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Discorso dell'origine forma leggi ed uso dell'Ufficio dell'Inquisizione di Venezia
di Paolo Sarpi
pagine 128

   





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