Doppo del 1560. cominciò à moltiplicare questa dottrina, in maniera che al presente si è tralasciato di scrivere, come già si faceva, delli misteri della Sanctissima Trinità, della creazione del mondo, dell'Incarnazione di Christo, ed altri misteri della fede, & altro non si stampa in Italia senon libri in diminuzione dell'autorità secolare, ed in essaltazione dell'Ecclesiastica: ed i libri stampati non vanno più à numero, mà à migliaia. Quei del popolo, ch'intendono le lettere, non puonno legger altro. Li Confessori parimente altra dottrina non sanno, ne per approvarli si ricerca saper altro che questo: onde contra una perversa opinione in universale, che il Prencipe, e li Magistrati siano invenzioni humane, anzi tiraniche, che convenga ubbidirli per forza solamente, perche il contrafar le leggi, il fraudar le publiche entrate, non obliga à peccato, mà solo à pena, laqual chi non paga opera si, che per la fuga non resti reo innanzi la Maestà Divina, e pel contrario, ch'ogni cenno de gl'Ecclesiastici, senza pensar altro, deva esser preso per precetto divino, ed oblighi la conscienza. E questa dottrina è forsi causa di tutti gl'inconvenienti che si provano in questo secolo. Non mancano in Italia persone pie e dotte, che tengono la verità: mà queste non puonno, ne scrivere, nè stampare. D'altrove vien scritto qualche cosa, mà subito prohibita, anzi poco si pensa à libri d'Heretici massime che trattano de gl'articoli della Religione. Mà se alcuno viene, che diffenda l'autorità temporale del Prencipe, e dica che anco gl'Ecclesiastici sono soggetti alle publiche fonzioni, overo giustiziabili, se violano la publica tranquilità, questi sono libri dannati, e perseguitati più de gl'altri.
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