Se gl'Ecclesiastici veggono un ingiuria fatta à loro, & à gl'altri, è giusto che possino implorar il Magistrato, e dà lui aspettar la provisione. Se alcuna cosa è scritta contra la libertà, ed immunità Ecclesiastica, perche è goduta per privilegio de' Prencipi, al Prencipe tocca il mantenergliela, quanto il publico servizio permette. Non sarebbe bene, ch'ogni privilegiato di propria autorità volesse diffendere i Privilegi suoi. Piacesse a Dio, che vi fossero libri meritevoli di prohibizione, per essere contra la libertà Ecclesiastica, più tosto ch'i Libri la meritano per estenderla tanto, che confonde ogni Governo. Usurpa ciò che è del secolare, e fà vergogna al ministerio di Christo, che è per le cose celesti, e non per impadronirsi delle terrene commesse dà Dio ad altri. Non è minor male, anzi è maggiore, l'estendere la libertà Ecclesiastica, si che divenga licenza, che il restringerla più del dovere. Qual è la causa, che nissun libro è censurato? Perche la ostenta troppo, o perche leva la temporale, che pur il mondo n'è pieno. La via ottima di mantennerla, non è di prohibir i libri, che la tengono tra i termini: mà più tosto quelli che la rendono spaventevole per l'essorbitanza. Però non si hà dà negare, che se alcuno scrivesse in questa parte contra il vero, il Magistrato non deva procedere contra l'Autore, e contra il libro, e conservar il decoro, e l'autorità dovuta all'ordine Clericale. Mà ch'essi si facciano raggione dà se, non è giusto. Se sono scritte cose Politiche, secondo le massime de' Prencipi, ed Historici antichi, secondo tutti, non tocca all'Ecclesiastico il dar giudizio; se sono Tiranniche, che ciò solo appartiene à Prencipi, de' quali è proprio il Governar Stati.
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