confessa dà se medesimo non haver potestà di censurar le parole, ed i fatti doppo che dai Ministri de' Prencipi vien pratticato un tanto disordine, ciò è, che sotto pretesto di favorir l'honnestà, la Giustizia, e preservar la fama vien usurpata l'autorità temporale: forsi perche è cosa molto nuova, che l'Ecclesiastico prohibisca libri per altra causa, che per quella della Religione, poiche niun Pontefice l'hà mai tentato innanzi il 1550. e però come cosa recente non è ancora ben ponderata, overo che ad alcuni che attendono alle cose publiche pare non esser male lo scaricarsi di questo peso del veder libri, e lasciandolo à chi lo desidera. Mà come ogni governo ricerca vigilanza, e fatica, e chi si scarica di queste, si spoglia anco dell'autorità, e non se ne avede senon quando è perduta, ne si può recuperar più. Così la Serenissima Republica, laquale hà ordinato, che sia dà suoi Ministri veduto ogni libro che si stampa, per impedire che non esca in luce dottrina inconveniente, molto ben hà conosciuto, ch'al Prencipe s'aspetta questa cura; e dà ciò necessariamente s'inferisce, che li suoi Rappresentanti devono anco avvertire se nei libri già stampati si trovano inconvenienze per lequali s'impedisca lo stampare. All'istesso tocca prescrivere il modo, come procurare, accioche il male non nasca, e rimediar al nato. Se legitimamente il Prencipe per l'autorità datali dà Dio vieta, che non si stampi un libro, perche contiene Bestemmie contra la Divinità, favorisce la tirannide, offende la publica honestà, insegna cattivi costumi, overo leva l'honore e la fama altrui adunque anco legitimamente, e per la medesima autorità à lui s'aspetta prohibir quelli che sono già stampati, e contengono simili inconvenienze.
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