In fine di Marzo arrivò il Duodo Ambasciator espresso, al quale il Pont. non permise che passasse la prima audienza con ufficij & complimenti secondo che è costume, mà lo tirò immediate nel trattato, udendolo anco benignamente, mà non volendo egli rispondere a cosa alcuna particolare, se ben l'Ambasciatore metteva in consideratione le ragioni proprie per ciascuna delle controversie, solo restando nel generale diceva, che l'essentione de gli Ecclesiastici è de jure divino, & però che non voleva più il partito proposto di contentarsi d'un solo prigione: che non vuol toccar le cose temporali & che le tre Leggi sono usurpationi, che egli non si moveva per passioni, che la causa è causa di Dio, che l'Ambr Nani ordinario gl'haveva detto più volte le cose stesse, che non valevano niente, che egli l'ascoltava per farli piacere: mà non per mutarsi della sua deliberatione, che voleva esser ubidito, & altre tali cose. Il Duodo per fermar un poco tanto corso, & dar tempo di pensarvi, offerì di scriver a Venetia quella sua risolutione, si contentò il Pont. facendo conto quando il corriero poteva tornar con la risposta, minacciando di non aspettar un momento di più. Le quali cose intese a Venetia fù risoluto di communicar il tutto alli Ambri Cesareo, di Francia & di Spagna. Questo rispose, che il suo Re vuole la Pace: & che in cose tali non darebbe fomento al Papa. Il Conte di Cantacroi approvò tutte le ragioni dettegli con l'essempio della Francia Contea suo paese, dove l'istesse cose sono accostumate.
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