Il Noncio udito questo, fece instanza, con poca maniera, d'haver qualche risposta dal Senato & si licentiò. Il Senato doppo 8. giorni li rispose nell'istesso tenore, che era stato parlato dal Prencipe, il che udito da lui, principiò dalle stesse poco grate condoglienze usate l'altra volta, passò a mostrar dispiacere, che non si fosse trovato temperamento, concludendo, che il Senato dovesse esser' avvertito che per sostentar una legge particolare, non si tirasse adosso qualche ruina universale. A che il Doge rispose, Che la prudenza doveva esser raccordata al Papa, che haveva precipitato, & che sarebbe bene, se gli mettesse in consideratione li pericoli imminenti, & se gli mostrasse la necessità di schifarli, ritirandosi dalle ingiurie, Che questi consigli che gli dà, sono da vecchio, & lungamente versato nelli governi.
Al Pontefice (havendo inteso il proclama fatto contro il suo monitorio & la deliberatione delli sudditi prontissimi a servir' il loro Prencipe, & difender' le sue ragioni, & però non potendo sperare l'osservatione del suo Interdetto) non parve, che il suo Noncio potesse restar più in Venetia con dignità, per il che gli scrisse, che dovesse partirsi, & esso alli 6. Maggio mandò il Vescovo di Soana a licentiare l'Ambasciator Nani ordinario, commettendoli espressamente che non lasciasse in Roma alcuno delli suoi. Desiderava il Pont. vederlo inanzi la partita, & pertanto avendo mandato l'Ambr a richiedere audienza per il giorno seguente, l'acconsentì prontamente, mà poi, ò perche da altri fosse cosi persuaso, o per proprio motivo, dubitando che non li facesse qualche protesto, mandò la mattina per il maestro delle cerimonie a dirli, che non voleva riceverlo in qualità di Ambre, però che andasse come privato, che l'havrebbe ricevuto & veduto volentieri.
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