Il Noncio faceva instanza, che l'Ambasciator Veneto fosse dichiarato scommunicato nei Pulpiti, & disse che se l'Ambasciator fosse comparso alla Capella Regia, egli haverebbe commandato alli Capellani del Rč, di fermarsi delli officij divini, & se non fosse stato ubidito, si sarebbe partito. In quella Corte erano fatti officij molto sinistri, massime dalli Genovesi, quali erano toccati d'invidia, perche havendo la sua Republica ceduto, quella di Venetia conservasse la sua libertą, & rivolgevano le cose, commendando Genova di divotione & ubidienza, & ascrivendo a pertinacia, & poca Religione, quello che giustamente veniva fatto a Venetia, per conservatione della propria libertą. Mą sopra tutti quelli, che si mostravano nemici della Republica aperti, teneva il primo luogo il Vescovo di Monte Pulciano Ambasciator di Toscana, il quale non solo s'astenne dalla conversatione dell'Ambasciator Veneto, mą ancora procurava le occasioni per detraere alle attioni della Republica, come anco Asdrubale Mont'acuto, Residente di quella Altezza in Venetia, non restava in tutte le occasioni di fare. Per queste cose, si fece in Madrid in casa & con la presenza del Cardinale di Toledo, congregatione di 12. Theologi, & si pose in deliberatione, se si dovesse ammettere l'Ambasciator alli divini officij, facendo non solo il Noncio, mą li Giesuiti ancora, molta instanza per l'esclusione, la qual congregatione al fine (non sentendo contra la Rep. alcuno, tra quel numero delli 12. se non li soli Giesuiti) concluse di non escluderlo.
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