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      Vidde il Pontefice che vi andava molto dell'honor suo, se havesse abbandonati li Giesuiti scacciati, (come si persuadeva) per haver ubidito al suo interdetto, & a' quali haveva promesso, che non sarebbe entrato in alcun' accordo se non con conditione, che fossero restituti: al che ancora si aggiungeva un' altro capo di sua riputatione, Che se per due Preti carcerati haveva fatto tanto moto, pareva, che per nessuna causa dovesse sopportare, che tutto un' Ordine fosse bandito: Mà il Cardinale du Perron persuase il Pontefice, con dirli, che quando altro capo non fosse restato, salvo che questo, si havrebbe fatto, che la causa universale, quale era in controversia, diventasse causa particolare de Giesuiti, & non della Sede Apostolica, aggiungendo, che bisognava prima ristabilire l'autorità della Santità sua in Venetia, la qual fermata, era facile con quella introdur li Giesuiti, onde, il non nominarli al presente non era escludere, mà differire la loro restitutione. Propose l'essempio di Clemente VIII. che nell'accordo fatto con Francia, con tutto che l'articolo del ritorno de' Giesuiti fosse tanto stimato da lui, veduta però la difficoltà, si contentò di partirsene con speranza, che havrebbe facilmente col tempo ottenuto quello, che all'hora pareva impossibile; & non restò ingannato, perche li successe dopo, con facilità. Si contentò il Pontefice che il Gioiosa facesse per la restitutione de' Giesuiti tutto il possibile, senza però intopparsi, quando vedesse per questa causa non poter passar oltra.


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Historia particolare delle cose passate tra il Sommo Pontefice Paolo V e la Serenissima Repubblica di Venezia
di Paolo Sarpi
pagine 236

   





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