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      Ad esso si connette, anche senza alcuna separazione apparente, un secondo pezzo del documento C, che designeremo con C2 e che occupa tutto il rimanente della tavoletta. I due pezzi C1 e C2 formano continuazione l'uno dell'altro e, quando la tavoletta era completa, costituivano insieme riuniti tutto il documento C. Nello stato presente delle cose manca in principio forse un quarto del totale e probabilmente meno di un quarto alla fine. Ma anche nella parte del testo che si è conservata la superficie non si trova in buono stato e presenta qua e là minori lacune. Questa tavoletta fu pubblicata per la prima volta per cura di G. Smith nella grande collezione inglese di iscrizioni cuneiformi pubblicata da Rawlinson3. Quattro anni dopo fu riprodotta dal prof. Sayce sotto forma di appendice alla sua Memoria sull'Astronomia e sull'Astrologia dei Babilonesi, con trascrizione e con traduzione inglese4. Nel 1880 il prof. Sayce associato ad H. M. Bosanquet presentò alla Società astronomica di Londra una Memoria5 dove la tavoletta K 160 è studiata sotto il punto di vista astronomico. In questo lavoro fondamentale gli autori hanno riconosciuto in parte la natura del documento C e relativamente ad esso hanno stabilito alcuni risultati importanti. Essi però non riconobbero la natura del documento A, che considerarono come un'interpolazione capricciosa dell'amanuense. Certamente è strana la collocazione di questo documento A, incuneato fra le due metà del documento C. Ma essa si spiega facilmente coll'ignoranza del copista, il quale, avendo sotto mano diverse tavolette contenenti i documenti A e C, suppose che appartenessero ad un solo e medesimo documento e trascrisse il tutto secondo un ordine arbitrario.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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