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      Pel loro calcolo preventivo essi hanno dato una serie sistematica di regole (cioè quello che noi diciamo una tavola), mediante la quale potevano dall'indicazione di una disparizíone osservata del pianeta calcolare in modo facile e sicuro le date dei due fenomeni seguenti. Tutto ciò semplicemente per iscopi pratici astrologici. Del resto non esiste alcuna traccia di ricerche sopra il corso apparente e reale del pianeta. L'interesse per la scienza pura non ha alcuna parte in tutti questi antichi tentativi.
      ________________II.
      LE OPPOSIZIONI DI MARTESECONDO GLI OSSERVATORI BABILONESI
      Come lo studio sulle Osservazioni babilonesi di Venere, anche questo comparve tradotto in tedesco nel 1908 nel periodico berlinese di astronomia popolare Das Weltall (9. lahrg., Heft 1.) col titolo: Die Oppositionen des Mars nach babylonischen Beobachtungen. Volendo io pubblicare il testo italiano, mi veggo costretto anche questa volta a riprodurre, non già la redazione definitiva mandata dall'autore al Weltall, ma la minuta ch'egli tenne presso di se, attenendomi, quanto all'edizione, agli stessi criteri già seguiti nel pubblicare le Osservazioni babilonesi di Venere (v. p. 4).
      A. S.
      I.
      Di tutti gli antichi pianeti Marte è quello che nella parte visibile del suo corso sinodico presenta le maggiori variazioni di splendore. Secondo i calcoli e le osservazioni di G. Muller18 la sua massima intensità luminosa sta alla minima osservabile fuori del crepuscolo nel rapporto di circa 63 ad 1, mentre tale rapporto è per Mercurio soltanto di 2,3 ad 1, per Venere di 2,6 ad 1, per Giove di 2,5 ad 1 e per Saturno (comprese le variazioni dovute alla diversa posizione dell'anello) di 6 ad 1. Mentre gli altri pianeti, Mercurio non escluso, nella parte del loro corso sinodico non disturbata dai crepuscoli superano sempre lo splendore di una stella normale di prima grandezza a un dipresso quale ? Orionis [Beteigeuze] o ? Tauri [Regolo], solo Marte scende al di sotto di questo limite.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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