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      Restando il pianeta quasi immobile per molti giorni la sua posizione poteva esser stabilita con tutto agio coll'aiuto delle stelle vicine; ed infatti troviamo determinazioni numeriche dell'arco di retrogradazione espresse in misura ben definita nell'ultima delle quattro linee qui considerate. Per ben intenderne il senso osserviamo una delle due figure qui sotto, rappresentanti in forma schematica i due tipi di curva che Marte descrive nel suo corso apparente all'epoca delle sue opposizioni. SB è il corso diretto anteriore alla prima stazione, B il luogo di questa; BC il tratto percorso durante la retrogradazione, C è la seconda stazione, e finalmente CR la ripresa del moto diretto. Astraendo dal movimento in latitudine che è sempre piccolo, noi vediamo che la parte utilmente progressiva del corso di Marte (che i babilonesi hanno certamente considerato come la parte normale) consta dei due tratti SB e DR, cosicchè, se il pianeta fosse passato senz'altro da B in D, nulla di notevole sarebbe forse stato notato da quegli astronomi primitivi. Invece il pianeta, per arrivare da B in D, ha fatto con moto retrogrado il tratto BC, poi con moto diretto il tratto CD. Questi due tratti anomali, che realmente nulla conferiscono al moto progressivo di Marte lungo lo zodiaco, sono le girrât sittâ, cioè le due corse di cui si parla al principio della terza linea e la cui misura complessiva è assegnata in 40 kaspu, onde viene determinato l'arco di retrogradazione BC in 20 kaspu.
     
      È possibile anche considerare la cosa da un punto di vista diverso, osservando che come parte anomala dell'orbita apparente si può riguardare quella in cui la linea di essa orbita è tripla, perchè il pianeta passa tre volte nella medesima longitudine.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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