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      Questo è tanto vero che nessuno, per quanto mi è noto, prima dell'invenzione del telescopio ebbe il minimo sospetto che la luce di Saturno fosse soggetta a fluttuazioni così considerabili quali esso telescopio e la fotometria ci hanno rivelato. Perciò è certissimo che NI BAT A NU significa Marte.
      Da ultimo ci si chiede a quale epoca dell'astronomia babilonese appartengono le osservazioni (certo molto numerose) che hanno condotto alla deduzione di questi interessanti, se pure imperfetti risultati. A tale domanda non si può rispondere altro che quell'epoca è certamente anteriore alla distruzione di Ninive (606 av. Cr.); di quanti anni o di quanti secoli è incerto. La tavoletta K 2894 e l'altra K 2310 che in parte contiene lo stesso testo, non portano sottoscrizioni o altri contrassegni dai quali si possa trarre un indizio circa il tempo della loro composizione. Ciò che si deve tener per certo è questo: la supposizione che le osservazioni di Marte qui sopra commentate appartengano all'ultimo periodo dell'impero assiro, e quindi all'epoca dei Sargonidi, non sarebbe in contrasto col carattere dell'astronomia babilonese anteriore alla distruzione di Ninive. Tuttavia non è affatto escluso che esse possano esser state fatte alcuni secoli prima. Ma qualunque sia l'epoca che loro si voglia assegnare, è indubitato che tali osservazioni, come pure quelle di Venere già pubblicate28, rappresentano i primi ed ancora incerti tentativi di un'astronomia planetaria. L'astronomia babilonese anteriore alla caduta dell'impero d'Assiria appare qui nel suo vero aspetto, assai diverso da quello che ci si figurava e che molti anche oggi si figurano.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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