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      Senza questa base riesce impossibile la determinazione esatta dei periodi celesti, nella quale gli astronomi babilonesi furono meritamente famosi, e per lungo tempo non sorpassati nè dai Greci, nè da altri. Tanto più notevole sembra che ad un tal computo esatto essi non siano arrivati che molto tardi, verso la metà del secolo VIII avanti Cristo. I loro calcoli cronologici e le osservazioni astronomiche da loro comunicate ai Greci non risalgono al di là dell'anno 747 avanti Cristo, data che costituisce la così detta êra di Nabonassar. Non fu questa un'êra di carattere politico o religioso, o segnata (per quanto possiamo sapere) da alcun avvenimento storico importante. Essa indica semplicemente l'epoca limite, al di là della quale gli astronomi babilonesi non erano più sicuri del loro calcolo dei tempi; un'epoca, che per essi costituiva il principio di una cronologia bene ordinata. Dal conseguire questo scopo fin allora erano stati impediti dalle imperfezioni del loro calendario lunisolare dove l'intercalazione del tredicesimo mese era fatta in modo irregolare, e dove la durata dei singoli mesi si doveva frequentemente rettificare coll'osservazione di un fenomeno d'imperfetta periodicità, qual è quello del novilunio apparente.
      L'êra di Nabonassar segna altresì il momento in cui a Babilonia si cominciò ad osservare i fenomeni celesti con metodo sistematico. Fino a quel tempo (ed anche più tardi qualche volta, come si vedrà) la connessione delle predizioni astrologiche (scopo ultimo e principale di tutti i loro studi astronomici) con quei fenomeni non si era potuta verificare che osservando direttamente i fenomeni stessi.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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