Essi estendevano la loro attenzione anche a molti fenomeni di non ordinaria occorrenza, per esempio alle comete; sulle quali, se dobbiamo credere a quanto riferisce Seneca nel suo libro delle Questioni Naturali, avrebbero professato idee abbastanza sane e prossime al vero. Sventuratamente i luoghi dove nelle tavolette de' cuneiformi si fa menzione delle comete non contengono che indicazioni concernenti i loro effetti astrologici. Molta importanza davano ancora all'apparizione delle grandi stelle cadenti o bolidi; e dalla direzione del loro corso argomentavano pronostici su questo o su quell'altro paese. Frequentissima è la menzione degli aloni solari e lunari: "il tale astro si trova entro un alone formato dalla Luna, dunque avverrà questo e quello". Parimente il lampo e "la voce del dio Adad", cioè il tuono41, davano materia a pronostici, secondo la parte del cielo in cui si manifestavano.
Molte di queste osservazioni non si potevan fare che in un luogo di orizzonte completamente libero in tutte le direzioni. Perciò ogni collegio di astrologi aveva la sua specola astronomica. Ecco un rapporto fatto dall'astrologo principale di Arbela al re Assurbanipal: "Al re mio signore il tuo servo Istar-iddinaapal capo degli astrologi della città di Arbela. Nabû, Marduk ed Istar di Arbela siano propizii al re mio signore. Nel giorno XXIX si fece guardia; la casa di osservazione (bît tamarti) fu annuvolata, la Luna non fu veduta. Mese di Sebat, giorno 1, eponimia di Bel-harran-sadua". Questo rapporto dimostra che esisteva in Arbela una vera e propria specola astronomica, destinata alle osservazioni; ed è a credere lo stesso di altre città, dove erano collegi di astrologi, anche di maggiore antichità e celebrità, come Ninive, Babilonia, Borsippa, Síppara, Nippur, Erech.
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