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      Negli scavi fatti colà per conto della Società Orientale Germanica è stata trovata una tavola, che dà la durata dei giorni e delle notti per il 15 e per il 30 d'ogni mese46. L'unità di tempo è la 60ª parte della durata complessiva del giorno e della notte; ognuna di queste parti è poi divisa in 60 minuti, ed ogni minuto in 60 secondi. Abbiamo qui una divisione del tempo essenzialmente diversa da quella che ha per base il Kaspu. Gli equinozi sono collocati al 15 di Nisannu e al 15 di Tašritu, i solstizi al 15 di Dûzu e al 15 di Tebîtu, come nel documento di cui si è parlato poc'anzi. La composizione di questa tavola è estremamente rozza. I mesi son supposti tutti di 30 giorni, e dodici di essi completano l'anno solare. L'autore ignorava il fatto, che nelle vicinanze dei solstizi i giorni e le notti sogliono variare la loro proporzione molto più lentamente, che presso gli equinozi. Egli suppone che il giorno cresca e la notte decresca uniformemente dal solstizio invernale al sostizio estivo, e che variazioni inverse abbiano luogo dal solstizio estivo al solstizio invernale. Questa variazione uniforme egli suppone uguale, per ogni mezzo mese, ad 1 ? delle sue unità di tempo, cioè a 40 minuti nostri: così che la variazione totale dall'uno all'altro solstizio risulta di 480 minuti, cioè di 8 ore appunto. Secondo tale documento adunque il giorno più lungo sarebbe a Babilonia di 16 ore, il più breve di 8, e starebbero fra di loro nel rapporto di 2 : 1. L'errore è veramente enorme; sotto la latitudine di Babilonia, che si può supporre di circa 32° 1/2, queste durate sono realmente 14h 11m e 9h 49m; ed il loro rapporto è poco diverso da quello di 3:247. Malgrado tante imperfezioni, anzi appunto per esse, la tavola di cui discorriamo è preziosa; perchè può esser considerata come uno dei primi esempi (a noi noti) di applicazione del principio fondamentale dell'Astronomia babilonese, che fu di ridurre sempre il calcolo dei movimenti e dei fenomeni celesti alla formazione di progressioni aritmetiche di primo e di secondo ordine, e qualche volta anche al calcolo di progressioni geometriche.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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