Vol. IV. Anno II (1908). N. VII.
In un antecedente scritto io ho tentato di riassumere quelle poche notizie, che intorno ai primordi dell'Astronomia babilonese risultano dalle recenti investigazioni sulle lingue e sulle antichità mesopotamiche. Si è veduto allora, come l'importanza enorme attribuita in Babilonia ed in Ninive ad ogni specie di superstizione divinatoria abbia indotto i collegi dei sacerdoti e degli indovini all' osservazione assidua e continuata dei fenomeni celesti ed a studiare il carattere periodico dei loro ritorni. E si è dimostrato, che già negli ultimi secoli della potenza assira, gli astronomi di Babilonia e di Ninive erano arrivati al punto di predire con qualche successo le eclissi di Luna alle genti stupefatte. Incoraggiati da tali successi, e forti dell'immenso prestigio così ottenuto, continuarono le loro vigilie con crescente fervore, e dalle loro osservazioni accumulate per più secoli finì per emergere la scienza vera degli astri, che diventò oggetto separato di studio. Questa mutazione di cose sembra avvenuta nei secoli VII e VI prima di Cristo, e principalmente durante il breve, ma splendido rifiorire dell'impero di Babilonia sotto Nabucodonosor e i suoi successori; continuò progredendo senza interruzione sotto il dominio dei Persiani e dei Macedoni, portò i suoi più nobili frutti nel II secolo avanti Cristo, e si prolungò fin oltre il II secolo, anzi fin quasi al principio della nostra era. I documenti di questa Astronomia sono venuti a poco a poco rivedendo la luce negli ultimi vent'anni, per merito specialmente dei PP. Strassmaier, Epping e Kugler; in quanto conosciuti, essi occupano più di cinque secoli, il più antico essendo dell'anno 523, il più recente dell'anno 8 avanti Cristo.
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