Cristo) le massicce costruzioni degli antichi santuari, non più restaurate col favore dei principi, cominciarono a decadere, talvolta furono ridotte a castelli e a fortezze: i frutti d'una cultura di trenta secoli, non più sostenuti e favoriti da amiche influenze, scomparvero a poco a poco, e delle floride città di Sumer e di Accad non rimase quasi più che il nome. Scrivendo di Babilonia nei primi anni dell'êra nostra, Strabone la presenta come quasi disabitata. L'Astronomia dei Babilonesi non scomparve che colla città stessa; le loro tavole astronomiche sono fra i più recenti documenti che ci restino della letteratura cuneiforme.
Parallela e quasi contemporanea all'Astronomia dei Babilonesi si venne sviluppando quella dei Greci, non però in modo del tutto indipendente. Ormai si può considerare come provato, che molte delle nozioni fondamentali, come quella dello zodiaco e delle sue costellazioni, le prime notizie sul numero e sul corso apparente dei pianeti, e sui periodi delle loro rivoluzioni vennero in Grecia dall' Oriente; e si può per ora anche ammettere, che intermediari di questo commercio intellettuale fossero dapprima i Fenici. Talete, il primo dei filosofi Jonii, del quale si riferiscono alcune invenzioni astronomiche, era di origine fenicio. Ma già al tempo dell'impero persiano, e più ancora dopo la conquista di Babilonia fatta da Alessandro, lo scambio d'idee fra l'Oriente e l'Occidente portò i suoi frutti anche nel campo scientifico; i Greci d'Alessandria vennero in possesso dei tesori di osservazione astronomica accumulati per più secoli dalla perseveranza degli osservatori babilonesi.
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