Per gli archi minori e per definire le posizioni dei pianeti o della Luna rispetto alle stelle vicine, si trova di preferenza usato il cubito (ammat) equivalente a 2° 24', e diviso a sua volta in 24 ubânu (pollici); ciascuno di questi ultimi importava 6' o una decima parte di grado. Anche gli astronomi Greci usarono qualche volta del cubito (p????) come di misura celeste. Ancora Ipparco nel suo commento ai Fenomeni di Arato e di Eudosso esprime assai spesso in questa unità i piccoli archi, e non vi è alcuna ragione di credere che egli desse a questa unità di misura un valore diverso da quello che ad essa assegnavano gli osservatori Babilonesi, cioè 2° 24'. Ma egli conosceva benissimo il grado di arco, a cui dava il nome di µ????.
ZODIACO. - Due erano i circoli della sfera quasi esclusivamente usati nell'Astronomia babilonese per determinare la posizione degli astri; l'orizzonte e l'eclittica. L'orizzonte era denominato "il fondamento del cielo" (išid šamê); di esso il polo superiore, lo zenit, era denominato "il colmo del cielo" (elat šamê). L'orizzonte naturale della Babilonide non era interrotto da montagne vicine di qualche conto, e poteva servire con un certo grado di precisione per determinare il momento e la direzione del levare e del tramonto degli astri, specialmente quelli del Sole e della Luna, a cui si annetteva la massima importanza. Non consta che i Babilonesi avessero dell'orizzonte altra divisione che quella di quattro parti, segnata dai punti cardinali. Si ha invece qualche indizio, che usassero tracciare le direzioni del levare e del tramontare degli astri sopra un circolo descritto in un piano ben livellato, nel cui centro era piantato, come indice visuale, un gnomone.
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