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      Ma il moto diurno della sfera celeste produce una rapida continua variazione nella posizione degli astri rispetto all'orizzonte ed allo zenit; ond'è che questi non possono servire a determinare il luogo degli astri per mezzo di coordinate stabili. A ciò poteva invece servire assai bene il Qabal lubar (la linea nel mezzo dei segni), cioè il circolo dello zodiaco, l'eclittica. Con esso i Babilonesi giunsero a stabilire quel sistema di coordinate sferiche degli astri, che noi chiamiamo longitudine e latitudine; ma a tal concetto semplice e puramente geometrico essi non arrivarono che per gradi successivi.
      Al tempo dei Sargonidi di Ninive, nei secoli VIII e VII, gli astrologi di corte nei loro rapporti sulle novità celesti e sui presagi che se ne potevano dedurre, solevano designare la posizione della Luna e dei pianeti nominando la costellazione in cui si trovavano, o qualche stella brillante più vicina. A ciò usavano naturalmente quelle costellazioni e quelle stelle più notabili che si trovavano sulla via consueta a tenersi dai detti astri, sempre a pochi gradi di distanza dall'eclittica, e principalmente quelle dodici, che col loro levare eliaco servivano a regolare il calendario, e a fissare stabilmente la posizione dei mesi ciascuno nella propria stagione secondo l'uso convenzionale ereditato dagli antenati. Ciò si faceva d' ordinario senza metodo e senza assegnar misure; erano osservazioni astroscopiche, non vere misure astronomiche, nè da esse era possibile ricavare alcun che di preciso, sia riguardo ai periodi, sia riguardo alle curve descritte dagli astri nelle loro evoluzioni celesti, sia riguardo alle velocità molto diverse e molto variabili con cui queste evoluzioni si facevano; specialmente poi quando mancava l'indicazione precisa del tempo di ciascuna osservazione.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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