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      Quindi nessun dubbio sulla loro interpretazione astronomica. Ma la loro interpretazione fonetica e simbolica non è ancora sicuramente accertata, che per alcuni casi. Così il terzo segno, che consta di un cuneo verticale traversato da un cuneo orizzontale significa il segno dei Gemini, e corrisponde nel sillabario cuneiforme alla sillaba MAS, che esprimeva in Sumeriano l'idea di gemello, e in babilonese si pronunziava tu' amu. La corrispondente costellazione era quella dei Gemelli nostri, già nota con quel nome in Babilonia da antichissimi tempi; completa è pure la corrispondenza nello zodiaco greco. Ma non tutti i segni offrono ugual parallelismo e facilità d'interpretazione. Che dire, per esempio, del segno del Toro, cui corrisponde in babilonese la denominazione narkabtu, carro da guerra, mentre le collezioni astrologiche di Ninive nominano frequentemente la costellazione Gud-anna, il cui nome significa toro, o bove celeste? Perciò credo inutile di dar qui una tavola dei segni, dei loro monogrammi, delle loro denominazioni, e dei loro simboli figurati, la quale non potrebbe essere che od incompleta, od incerta nella massima parte.
      Gli astronomi babilonesi usarono la longitudine e la latitudine nelle loro tavole astronomiche e nei calcoli, ma nella pratica delle osservazioni si servirono per lo più d'un altro sistema. Gli osservatori, ancora privi di strumenti per misurare i grandi angoli nel cielo, si limitarono quasi sempre a determinare con stima d'occhio la posizione relativa di due astri quando eran fra loro vicini, segnando di quanti cubiti e pollici l'uno precedeva l'altro in longitudine, ed era più boreale o più australe in latitudine.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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