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      In generale, trattandosi di riferire un astro mobile ad un astro fisso, si aspettava e si notava il momento della loro congiunzione in longitudine, e si stimava in cubiti e pollici la differenza delle latitudini in quel momento, giovandosi, per le direzioni, della sommaria idea che l'osservatore poteva formarsi del corso dell'eclittica fra le stelle dall'aspetto delle costellazioni più vicine.
      Questo metodo, certamente assai semplice, era quasi esclusivamente praticato nelle osservazioni dei pianeti, come risulta da numerosi documenti. Era un procedimento differenziale (come oggi si direbbe) con cui un osservatore ben pratico poteva determinare le posizioni relative di astri fra loro vicini con precisione sufficiente per quel tempo. Ma non poteva estendersi a grandi intervalli; infatti nei registri di osservazione fin qui pubblicati non si trovano distanze superiori a 5 e 6 cubiti (cioè a 12 e 15 gradi), ed anche raramente si arriva a questo limite. Per avere le posizioni d'un astro non solo relativamente alle stelle vicine, ma assolutamente rispetto all'eclittica ed alla sua origine era necessario conoscere i luoghi di queste stelle di riferimento, formare cioè quello che da noi si dice un catalogo di stelle fondamentali. Per merito di Epping noi conosciamo presentemente per circa 30 di tali stelle i nomi babilonesi, e la corrispondenza coi nomi da noi usati; ma non si è ancora trovato alcun documento che ne indichi la posizione in longitudine e latitudine. Un tal catalogo fondamentale ha dovuto esistere certamente già prima dei tempi di Cambise, come risulta dall'esame della già citata tavoletta dell'anno 523; ma finora nessun saggio ne è venuto fuori, per quanto mi è noto.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





Epping Cambise