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      Il calendario babilonese essendo determinato in pratica dall'osservazione dei noviluni apparenti combinata con quella del levare eliaco di certe stelle, la ricerca del valore esatto dell'anno solare fu loro da principio abbastanza indifferente. Essi non potevano naturalmente ignorare che questo valore era poco diverso da 365 giorni. Ma quando gli astronomi si proposero di creare un sistema di calcolo lunisolare per la predizione delle eclissi, dovettero pensare ad ottenere non solo la velocità relativa dei due luminari (che facilmente ed esattamente conoscevano per mezzo dei noviluni) ma anche la velocità assoluta della Luna rispetto alle stelle. La combinazione di questi due dati li condusse ad una stima abbastanza esatta della velocità del Sole rispetto alle stelle, e quindi dell'anno siderale. Due determinazioni riferite dal P. Kugler danno valori abbastanza approssimati, l'una in eccesso sul vero valore di 4 minuti e 37 secondi, l'altra di 6 minuti e 10 secondi. Ma considerando quest'anno siderale come equivalente al periodo delle stagioni, com'essi facevano, si trovarono in un errore assai più grave: cioè di 25 minuti e di 26 1/2 minuti rispettivamente. Quando vennero a cognizione del ciclo di Metone, e lo applicarono al calendario ponendo 19 anni uguali a 235 lune, il loro anno civile, usato al tempo dei Seleucidi e dei Parti, risultò di giorni 365,24684, appena 3m 48s più lungo dell'anno tropico, e bene adatto al corso delle stagioni. Si ebbe così il paradosso di un anno astronomico siderale, usato dagli astronomi come rappresentante vero del corso del Sole, e di un anno civile tropico, usato contemporaneamente nel calendario per lo stesso scopo.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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