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      Ignorando la Trigonometria, fecero uso di progressioni numeriche per ottenere una approssimata soluzione di alcuni problemi trigonometrici d'astronomia sferica; quali per esempio il calcolo della durata dei giorni e delle notti nelle varie stagioni, quello della latitudine della Luna dato l'argomento di essa, e quello della durata dell'ascensione dei dodici segni sull'orizzonte. Quest'ultimo problema fu trattato col metodo caldaico da Hypsicle, geometra alessandrino del II secolo av. Cristo. Ma nessuno dei Greci lo imitò; essi videro che per tali problemi il vero principio della soluzione stava in ben altra parte, e crearono il calcolo delle corde, cioè la Trigonometria piana e sferica, la quale permetteva di giungere a soluzioni geometricamente rigorose e numericamente tanto approssimate quanto si poteva desiderare. All'aver ignorato il calcolo trigonometrico si deve senza dubbio in molta parte l'inferiorità dell'Astronomia babilonese rispetto a quella dei Greci. Per quella via certamente non sarebbe stato più possibile alcun grande e vero progresso, quand'anche la fortuna avesse concesso all'antica Babele di viver più lungamente nella storia. Quegli strenui calcolatori avevan vinto le formidabili difficoltà opposte loro dal sistema complicato ed imperfetto di scrivere i numeri (simile a quello usato dai Romani); avevano faticosamente adattato i loro computi al loro calendario lunisolare così irregolare e complicato, di anni disuguali e di mesi disuguali; ma non avrebbero mai potuto condurre a grande perfezione un sistema di calcolo poggiato su di un principio arbitrario, quale era quello delle loro progressioni aritmetiche, incapace di condurre ad approssimazioni sufficientemente esatte.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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