Qualche lettore noterà forse che non una sola parola è detta in questo libro intorno ad alcune novità veramente impressionanti pubblicate negli ultimi tempi (specialmente da alcuni dotti assiriologi in Germania) circa la mitologia astronomica degli antichi popoli dell'Asia anteriore, e circa la grande influenza che questa mitologia avrebbe esercitato sulle tradizioni storiche degli Ebrei, sui loro usi religiosi, e su tutta la letteratura dell'Antico Testamento. E veramente non si può negare che tali novità abbiano una stretta connessione coll'argomento del presente libro. Quando per esempio leggiamo che i sette figli di Lea (includendo Dinah) rappresentano o sono rappresentati dai sette pianeti dell'astrologia92, siamo condotti alla importante conclusione che all'epoca in cui si formarono le tradizioni concernenti la famiglia di Giacobbe, gli Ebrei avessero qualche cognizione dei sette pianeti. E quando a proposito della storia di Urîah ci viene insegnato che nei tre personaggi di David, di Betsabea e di Salomone è nascosta un'allusione ai tre segni zodiacali del Leone, della Vergine e della Libra93, noi dobbiamo inferire che non soltanto lo zodiaco diviso in dodici parti, ma anche le dodici figure o simboli corrispondenti erano noti al primo narratore della storia di David sotto forme analoghe a quelle che noi abbiamo imparato dai Greci. Ora è certo che queste ed altre ancor più notevoli deduzioni non potrebbero esser passate sotto silenzio, quando già fossero portate a quel grado di certezza o almeno di probabilità che la storia richiede.
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