Ed era più sapiente di tutti, più sapiente di Ethan Ezrahita, e di Heman, e di Chalchol, e di Darda figli di Mahol; ed il suo nome era noto a tutte le genti intorno... E disputò sopra gli alberi, dal cedro del Libano all'issopo che nasce sui muri; e parlò dei giumenti, e degli uccelli, e dei rettili, e dei pesci". Dove si vede, che anche sapienti meno celebri di Salomone, come Ethan, e Heman, e Chalchol e Darda tenevano posto onorato nella memoria dei loro connazionali.
Nel libro della Sapienza (VII, 17-21) è introdotto Salomone a parlar di sè medesimo secondo l'opinione popolare: "Dio mi diede la scienza vera di tutte le cose esistenti, il modo di sapere la costruzione del mondo e la virtù degli elementi; il principio, la fine, ed il mezzo dei tempi, il corso degli anni e la disposizione delle stelle; le mutazioni dei luoghi, e le vicende degli eventi; la natura degli animali e la ferocia delle belve, la forza dei venti, e i pensamenti degli uomini; le varietà delle piante e la virtù delle radici. Tutte le cose più nascoste ed imprevedute, io le conobbi, e tutte me le insegnò l'artefice di tutte, la Sapienza".
3. Fin dal principio la contemplazione del creato fu dagli Ebrei elevata agli onori della poesia. In nessuna delle antiche letterature la natura ha dato ai poeti fonti d'ispirazione più abbondanti e più schiette. Su questo argomento Alessandro Humboldt ha esposto alcune belle e vere considerazioni100. "Uno dei caratteri che distinguono la poesia della natura presso gli Ebrei è questo: che come riflessione del monoteismo, essa abbraccia sempre il mondo come una imponente unità, in cui sono insieme compresi il corpo della terra e gli spazi luminosi del cielo.
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