13. Circa la forma e la generale disposizione del mondo visibile avevano gli Ebrei press'a poco quelle medesime idee che troviamo in origine presso tutti i popoli, e che in ogni tempo hanno soddisfatto la maggior parte degli nomini anche presso le nazioni che si pretendono colte; la cosmografia delle apparenze.
Una superficie press'a poco piana comprendente i continenti ed i mari costituisce la terra destinata all'abitazione degli uomini, Essa divide l'Universo in due parti, superiore ed inferiore. Sovr'essa il cielo, in ebraico schamajim, cioè le cose elevate116, coll'apparenza di una gran volta appoggiata intorno alle estreme parti della terra. Il cielo comprende tutta la parte superiore del mondo; esso è il regno della luce e delle meteore, e nella sua parte più sublime circolano gli astri. Sotto la superficie della terra stanno la massa stessa della terra, e le profondità del mare, costituenti insieme la parte inferiore del mondo, oscura ed ignota; la quale in opposizione al cielo vien designata col nome di tehom (o tehomoth al plurale) avente qui il senso di profondità, e dai traduttori greci e latini della Bibbia espressa colla parola abisso, oggi passata in uso generale anche presso di noi117.
14. Il vasto piano della terra, parte occupato dal mare, parte da continenti sparsi di montagne e solcati da fiumi, è al par del cielo che lo copre, di forma circolare; esso è circondato dall'acqua, che si estende fin là dove comincia il cielo. Così leggiamo nel libro di Giobbe (XXVI, 10), che Dio "prefissò un circolo come limite alle acque, là dove la luce confina colle tenebre"; cioè fin dove la parte illuminata del mondo (terra, mare, e cielo) confina colla parte tenebrosa (abissi e profondità del mare). Similmente nei Proverbi (VIII, 27) si parla del tempo, in cui Dio "descrisse il circolo che sta alla superficie del mare". Questo circolo non può esser altro che il limite visibile, dove si toccano tutt'intorno il cielo e il mare che gira tutt'intorno ai continenti.
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