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      Sopra l'adorazione di cui essi erano oggetto in Palestina abbiamo la testimonianza positiva di Amos240: a Babilonia ed a Ninive essi eran contati fra le maggiori divinità. Inoltre il luogo che nel IV dei Re si assegna a mazzaloth subito dopo il Sole e la Luna, risponde al grande splendore dei pianeti, e specialmente di Venere, di Giove e di Marte. Ai pianeti si può attribuire in senso astrologico la denominazione di astri premonitori, sostenuta dal Gesenius. Per questo appunto ai pianeti nella letteratura rabbinica fu applicato talora il nome di mazzaloth per indicare i determinatori del destino241. Finalmente osserveremo che ai pianeti si adatta bene la periodicità regolare delle apparizioni, cui sembra si accenni in Giobbe (XXXVIII, 32).
      66. Fox Talbot, che fu uno dei creatori dell'arte fotografica e nel medesimo tempo uno dei fondatori dell'Assiriologia, rivolse il suo acuto ingegno anche alla presente questione242. Egli comparò mazzaroth colla parola assira matsartu, che significa guardia. Secondo lui mazzaroth sarebbero le costellazioni, che col loro successivo sorgere sull'orizzonte, o meglio, col loro successivo culminare nel meridiano, indicavano le ore della notte in cui dovean cambiarsi le sentinelle. Quest'idea sembra meritare molta considerazione. Infatti nell'assiro matsartu deriva dal verbo natsaru, che significa far guardia, custodire. Ora il medesimo verbo, nella medesima forma natsar e nel medesimo significato, esiste anche nell'ebraico, come si può vedere dai lessici.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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