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      81. Narrasi nel quarto dei Re270, che desiderando Ezechia Re di Giuda un segno della prossima guarigione promessagli da Isaia, "disse Isaia: sia questo per te un segno da Jahve, che Egli farà quanto ha detto: deve procedere l'ombra dieci ma'aloth, o tornar indietro dieci ma'aloth? E disse Ezechia: "facile è all'ombra declinare [ulteriormente] dieci ma'aloth, non che l'ombra ritorni indietro dieci ma'aloth. Ed Isaia il "profeta invocò Jahve, e fece ritornare l'ombra per tante ma'aloth, di quante essa era discesa nelle ma'aloth di Achaz, indietro dieci ma'aloth". La stessa cosa è narrata alquanto più brevemente nelle sezioni storiche della profezia d'Isaia271, dove il profeta dice ad Ezechia: "e questo sia a te il segno... ecco, io faccio ritornare l'ombra di tante ma'aloth, di quante essa è discesa nelle ma'aloth di Achaz col Sole, indietro dieci ma'aloth. E ritornò il Sole dieci ma'aloth indietro, quante ma'aloth era disceso". L'interpretazione di questi passi presenta una certa oscurità, non solo per il senso da attribuirsi alla parola ma'aloth, ma ancora perchè la stessa parola viene usata qui in due modi alquanto differenti fra di loro. Prima, come semplice plurale esprimente un certo numero delle unità chiamate ciascuna ma'alah. In secondo luogo è impiegata ad indicare una certa costruzione ordinata da Achaz, contenente un numero di unità ma'alah maggiore di dieci; lungo le quali scorreva una certa ombra mentre progrediva il Sole nel suo moto diurno; il tutto così disposto, che Ezechia potesse osservare lo spostamento dell'ombra standosi a giacere nel suo letto.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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