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      Essi avrebbero potuto impararlo anche molto prima dagli Egiziani; dei quali è noto che già all'epoca delle Piramidi sapevano dividere il giorno naturale in dodici parti uguali, ed in altrettante la notte277. Ma è impossibile trovare alcuna prova di questo nei libri dell'Antico Testamento. È vero, che nella profezia di Daniele s'incontra ripetuta più volte la parola scha'ah o scha'athah, che i LXX traducono per ??a, e la Vulgata per hora278. Notiamo però, che tal parola si trova soltanto nella parte aramaica del testo di Daniele, perdutasi nell'ebraico originale: nè sappiamo qual vocabolo vi corrispondesse in questo. Inoltre non sembra che il significato di scha'ah o scha'athah in questi luoghi accenni ad ore vere e propriamente dette, cioè a misure di tempo; piuttosto si deve prendere nel senso di momento o punto di tempo, come si fa da noi quando diciamo a quest'ora, in mal'ora, all'ora ecc., e certo in questo modo dobbiamo intendere l'??a dei LXX e l'hora della Vulgata279.
      A qual epoca l'uso delle ore abbia cominciato a propagarsi presso i Giudei, non è più possibile indicare. Certo è, che ai tempi di Cristo avevano adottato per la notte le quattro vigilie dei Romani280, e che dividevano, sull'esempio dei Greci, in dodici parti eguali l'intervallo che corre dal levare al tramonto del Sole. Eran queste le ore temporarie, variabili in durata secondo le stagioni, che si numeravano prima, seconda, terza... fino alla dodicesima281. Secondo esse ancora conta il tempo Dante nella Divina Commedia; ora sono riservate alla liturgia ecclesiastica.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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