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      La natura stessa della cosa ci costringe a supporre, che di quando in quando si contassero tredici lune. "Sebbene, dice Ideler334 in nessun luogo dell'Antico Testamento si faccia menzione di un mese intercalare, tuttavia noi dovremo ammetterlo; perchè di quando in quando è necessario aggiungere un tredicesimo mese ai dodici dell'anno lunare, se vogliamo che il principio dell'anno non si venga spostando, facendo regressivamente il giro di tutte le stagioni". Omettendo l'intercalazione si avrebbe un anno simile a quello che usano i Musulmani, il cui principio fa il giro delle stagioni quasi tre volte in un secolo; ciò sarebbe in contraddizione col luogo stabile, che sopra dimostrammo aver avuto i mesi ebraici rispetto alle stagioni e rispetto al corso del Sole.
      Il procedimento usato per far sì che i mesi non uscissero fuor di stagione non poteva esser che molto semplice. Un probabile accenno forse se ne trova nel Deuteronomio al principio del capo XVI, dove si dice: osserva il mese delle spiche e fa la Pasqua a Jahve: la parola osserva (in ebraico schamor) stando qui per attendi, fa attenzione. Infatti per ottenere pienamente lo scopo bastava osservare il progresso delle messi dopo la fioritura, quando cominciavano a consolidarsi le spiche. Era facile allora determinare, alla fine della 12a lunazione dell'anno precedente, se incominciando l'anno col novilunio instante, quindici o venti giorni dopo le spiche sarebbero state a sufficienza mature per farne l'offerta del 'omer. Nel caso affermativo si cominciava subito l'anno nuovo coll'instante novilunio; in caso contrario si differiva a cominciar l'anno nuovo col novilunio successivo.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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